Quando la cicogna tarda ad arrivare

 “Il bambino comincia in noi molto prima del suo inizio. Ci sono gravidanze che durano anni di speranza, eternità di disperazione”.

Purtroppo oggi sono sempre di più le coppie che hanno problemi di infertilità. Le cause sono numerose e possono coinvolgere entrambi i partner:

  • Prima di tutto l’età: spesso sia la donna che l’uomo decidono di avere figli dopo i 35 anni, per problemi lavorativi, economici, affettivi . E nella donna l’età è un fattore determinante per la fertilità.
  • Abitudini sbagliate: fumo, alcool, stress, alimentazione squilibrata influiscono in maniera pesante sulle probabilità di concepire di entrambi i partner.
  • Patologie dell’apparato riproduttivo nella donna o dell’uomo o altre patologie più generalizzate.

Lo spettro dell’infertilità spesso appare dopo mesi/anni di tentativi naturali senza un risultato. A questo punto la coppia incomincia a preoccuparsi e chiede aiuto ad un medico (di solito il ginecologo), che prescrive esami ed indagini per lei ed eventualmente per lui, oppure lo invia ad un andrologo. Vengono indagate le patologie di entrambi, ma esistono tanti casi di coppie anche giovani in cui l’infertilità viene chiamata “idiopatica”, senza una causa fisica evidente.
Comunque, qualunque sia la causa, la diagnosi di infertilità è un macigno che mina l’autostima di entrambi i membri e gli equilibri che si erano stabiliti in precedenza. Inoltre il fatto di non poter avere figli ha numerosi risvolti psicosociali, nel senso che la coppia lo vive come un problema anche nei confronti del mondo che li circonda (parenti, amici), sviluppando spesso un senso di isolamento e di vergogna. Non sempre le coppie che arrivano ad una diagnosi vengono supportate con un sostegno psicologico adeguato, un sostegno fondamentale per la presa di coscienza della situazione e per permettere ai partner di vagliare le possibili opzioni (adozione, pma, accettazione ed elaborazione del lutto).

Infertilità e Pma.
Oggi sono tanti i centri in Italia, pubblici e privati, a cui ci si può rivolgere in caso di infertilità e che si occupano di procreazione medicalmente assistita (o PMA). Ed almeno in teoria (lo dice la famigerata legge 40) ogni centro dovrebbe garantire a tutte le coppie un sostegno psicologico adeguato. Questo perché il percorso di PMA è difficilissimo dal punto di vista psicologico. L’infertilità ed il percorso di PMA sono un immenso stress cui la coppia deve adattarsi ed una prova di coraggio sia per l’individuo, che deve accettare la sua condizione, che per la coppia stessa.
In Italia circa il 40% delle coppie che si rivolge alla Pma abbandona dopo un solo tentativo fallito e si sa che nella maggior parte dei casi un solo tentativo non basta. Un adeguato sostegno psicologico permetterebbe di reggere meglio lo stress di eventuali fallimenti e di evitare questi abbandoni prematuri.
Le coppie che, accanto alla fecondazione assistita seguono un percorso parallelo di sostegno psicologico, di coppia o con altre coppie nella stessa situazione, hanno un risultato migliore sul piano del benessere psicofisico ed affrontano in maniera più serena le difficoltà enormi che incontreranno nel percorso per diventare genitori.

Il vuoto, l’assenza e la vergogna:
l’importanza di un adeguato sostegno psicologico.

L’infertilità è una malattia caratterizzata dal vuoto, dall’assenza del bambino immaginato. Un lutto difficile da elaborare: perché non c’è la perdita di qualcosa di reale, ma di un sè proiettato nel futuro. Si scopre che un processo che si considera naturale e ovvio per tutti, come il diventare genitori, non è così naturale per noi. È una scoperta quasi sempre inattesa e perciò devastante. Ci si sente diversi dagli altri e si incomincia a provare un senso di vergogna.
La diagnosi di infertilità ha un impatto più pesante nella donna, che è ‘normalmente’ considerata creatrice e che anche socialmente riceve lo stigma della sterilità. Ma anche nell’uomo può essere devastante, perché sente di avere perso il suo potere ‘fecondante’ e la propria virilità. La persona deve ristrutturare se stessa in base a questa nuova scoperta che è una deviazione dalla norma.
Come abbiamo già detto, l’adattamento riguarda anche il rapporto con il mondo. La coppia infertile deve confrontarsi con la società e questo può far nascere sentimenti di vergogna e di colpa.

La donna che lavora o che ha superato i 35 anni può essere accusata di aver puntato troppo sulla carriera o di avere procrastinato troppo la maternità per egoismo o per superficialità.

L’uomo, soprattutto in certi contesti socio-culturali, sente messa in discussione la sua virilità ed il suo essere maschio.

Tutto ciò può portare la coppia a isolarsi, a smettere di frequentare amici o parenti con figli e a rifuggire le feste comandate in famiglia.
A causa di questo sentimento di vergogna e di colpa si tende a tenere nascosto ‘il problema’ ad amici, familiari e colleghi e c’è che arriva persino a scegliere un centro di Pma lontano dalla propria città per non trovarsi nella stessa sala di attesa con possibili conoscenti che potrebbero rendere pubblica l’infertilità della coppia.Ma lo stigma non viene solo dall’ambiente sociale in cui vivono i partner, anche all’interno della coppia stessa possono insorgere conflitti anche pesanti, a causa delle accuse più o meno velate, che un partner fa all’altro portatore del “difetto”.

Nel processo di diagnosi di infertilità ma anche nella PMA stessa, la donna porta il peso maggiore in termini di accertamenti e terapie invasivi e dolorosi, ma, come spesso avviene, è anche il membro della coppia che è più disponibile a parlare delle proprie difficoltà psicologiche e nella vita di coppia. Per cui spesso è l’uomo la parte più fragile della coppia con diagnosi di infertilità, anche se paradossalmente non è lui che ha il “problema”. Spesso è lui il più ansioso e il meno introspettivo, anche perché ha il minor controllo su quello che accade (nella Pma il suo ruolo spesso si riduce a….5 minuti di partecipazione mirata). Quindi non è raro che insorgano problemi nella sfera dell’identità sessuale: come disfunzioni erettili, provocate soprattutto da calo del desiderio e ansia da prestazione.

Una cosa che la coppia con diagnosi di infertilità spesso non comprende, anche in caso di un percorso di Pma, è la necessità di modificare il proprio stile di vita. Gli ormoni, le continue visite intrusive, i monitoraggi, i rapporti mirati, sono eventi che scombussolano la routine della coppia, e se si vuole intraprendere questo percorso bisogna rendersi conto che non si può continuare, per esempio, a lavorare a ritmi sostenuti, seguire una dieta sregolata, andare in palestra ogni sera, fumare, dormire poco, perché tutte le energie andranno dedicate a un progetto assai più impegnativo di una gravidanza ‘normale’.
Un adeguato counseling prepara la coppia ad affrontare anche i contraccolpi delle terapie: durante i trattamenti ormonali alla donna possono insorgere sindromi depressive e disturbi d’ansia, normali se si pensa che viene bombardata con quantitativi enormi di ormoni. Se la coppia lo sa in precedenza, avrà meno paura di affrontare questi squilibri emozionali inevitabili.

Nonostante i numerosi contraccolpi psicologici, relazionali e sessuali di cui la coppia infertile può risentire, questa esperienza, se vissuta in maniera consapevole e sostenuta adeguatamente dal punto di vista psicologico, può spesso portare ad un miglioramento del livello di comunicazione e intimità. Può accadere, anche se la fecondazione assistita non ha un esito positivo, che le coppie rielaborino insieme il lutto e valorizzino le basi dell’identità di cui dispongono: una relazione sessuale soddisfacente, un lavoro gratificante e un buon grado di autostima. Accettano l’idea che non saranno genitori biologici ed escono rafforzati dall’esperienza che hanno vissuto, oppure intraprendono un percorso di genitorialità diverso ed altrettanto profondo come quello dell’adozione o dell’affido. Nel caso invece che il percorso di Pma abbia successo, il sostegno psicologico dovrà eventualmente continuare anche dopo che si sarà instaurata una gravidanza, perché in questo momento la coppia si trasforma, da “pazienti”, ad aspiranti genitori, con un vissuto nuovo e dinamiche psicologiche complesse che i membri dovranno imparare ad accettare e a gestire.

Dott.ssa Silvia Gennari

Psicologa, Psicoterapeuta ad indirizzo sistemico relazionale

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