I rischi dell’obesità infantile

Buongiorno mamme, oggi affronteremo un argomento che tocca nel profondo molte famiglie italiane: l’obesità infantile.
Ma cosa si intende per obesità infantile? E come possiamo capire se i nostri figli sono obesi?
L’obesità è una condizione fisica che può essere definita dall’aumento del peso del 20% rispetto al peso forma. Per valutare lo stato di peso di forma viene utilizzata una percentuale chiamata “indice di massa corporea”, in inglese “body mass Index” (BMI). Questa percentuale si ottiene dividendo il peso (kg) per l’altezza al quadrato (in metri).
Ad esempio: un bambino di 1 metro e 20 di altezza che pesa 45 kg avrà un BMI di:
45/(1,20)° = 45/(1,20×1,20) = 45/1,44 = 31,25.
Secondo l’indice di massa corporea il bambino può essere inserito nella categoria “obesità moderata” poiché il risultato rientra nell’intervallo 30-34,99.
La tabella riportata qui sotto mostra le varie categorie e le percentuali di BMI associate.

Situazione peso Min Max
Obesità di III classe (gravissima) ≥ 40,00
Obesità di II classe (grave) 35,00 39,99
Obesità di I classe (moderata) 30,0 34,99
Sovrappeso 25,0 29,99
Regolare 18,50 24,99
Leggermente sottopeso 17,50 18,49
Visibilmente sottopeso (anoressia moderata) 16 17,49
Grave magrezza (inedia) <16

È fondamentale ricordare che questo tipo di misurazione non prende in considerazione alcune caratteristiche fisiche importanti nella definizione del peso, come il sesso, la larghezza delle spalle e del bacino e il tipo di corporatura. Inoltre non tiene conto della diversa percentuale di massa magra (tessuto muscolare) e massa grassa (adipe) di cui il corpo è composto. Quindi l’indice di massa corporea deve essere utilizzato solo con lo scopo di valutare in generale lo stato di forma fisica.

Quali sono le cause che hanno portato a questo nuovo fenomeno definito Obesità infantile?
Grazie allo sviluppo tecnologico ormai il nostro stile di vita è quasi totalmente sedentario. L’utilizzo della macchina per spostarci e i lavori che facciamo ci costringono a rimanere seduti per la maggior parte della giornata. Ma nonostante diminuisca sempre di più il tempo che dedichiamo all’attività fisica e al movimento, la quantità di cibo che mangiamo e il tempo che gli dedichiamo aumenta sempre di più.
Per quale motivo mangiamo più di quello che ci serve per saziarci, andando cosi inevitabilmente ad ingrassare?
La risposta è stata trovata dai ricercatori, i quali hanno trovato i responsabili della sensazione di fame e sazietà. È il nostro cervello infatti a farci sentire la necessità di mangiare o di smettere di mangiare in base alle informazioni che riceve dal corpo. Purtroppo, per necessità di sopravvivenza, il cervello umano è programmato per renderci più sensibili alla fame. Questo è dovuto alle migliaia di anni che l’essere umano ha dovuto vivere in condizioni di carestia e scarsità di cibo. La società odierna invece ci permette di avere a disposizione più cibo di quanto ne serva realmente per saziarci ed il nostro cervello impiega più tempo ad inviarci il segnale della sazietà. Questa è una delle spiegazioni per cui l’essere umano tende ad ingrassare in presenza di cibo a disposizione. Ma non tutte le persone reagiscono ugualmente davanti al cibo.

Quali sono i momenti più critici della crescita del bambino per lo sviluppo dell’obesità?
I periodi più importanti sono quattro: la nascita, il primo anno di vita, i 4-6 anni e la pubertà.
La nascita è fondamentale perché avere un peso basso per l’età gestionale insieme ad un recupero rapido possono favorire lo sviluppo di obesità precoci e complicate.
Un allattamento prolungato durante il primo anno di vita previene lo sviluppo dell’obesità, al contrario l’allattamento artificiale possibilmente associato ad un dimezzamento precoce e troppo ricco di proteine, può favorire il sovrappeso.
L’aumento rapido di peso nella fascia di età tra i 4 e i 6 anni può portare ad un precoce accumulo di grasso e quindi alla futura obesità.
Infine la pubertà comporta un incremento della massa magra e quindi un dimagrimento, ma se il ragazzo arriva alla pubertà già in sovrappeso allora molto probabilmente diventerà un adulto obeso.
Fatte queste considerazioni, quali sono i fattori psicologici e sociali che spingono alcune persone a cercare maggiormente il cibo?
Le cause di questa condizione sono le stesse per adulti e bambini, sono molteplici e vanno ricercati a livello ambientale, psicologico e genetico. La maggior parte delle volte si tratta di più fattori che insieme portano il bambino a sviluppare una condizione di obesità.

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Ma quali sono le cause principali?
Solitamente una delle cause determinanti è l’ambiente in cui vive il bambino. L’ambiente è fondamentale perche permette al bambino di apprendere i giusti comportamenti riguardo l’alimentazione. Purtroppo spesso capita che i genitori non riescano a instaurare nel bambino un sano rapporto con il cibo. Questo è dovuto dalla quantità di cibo che mangia e dal modo in cui lo fa. Spesso i genitori non riescono  a regolarizzare i pasti giornalieri, concedendo snack e merendine poco salutari che fanno superare anche di molto il fabbisogno giornaliero dei bambini. Questa situazione può andare a minare la capacità di autoregolazione del bambino.
Inoltre contrariamente all’aumento di consumo alimentare, l’attività fisica diminuisce sempre di più, portando i bambini a trascorrere più tempo sul divano e davanti alla play station piuttosto che giocando all’aria aperta. Questa può essere una conseguenza della frenesia della vita adulta, la quale spesso costringe il genitore a “piazzare” i figli davanti alla tv per potersi concentrare su altre faccende, sia lavorative che familiari. Anche l’utilizzo di piatti pronti da servire a cena, che sono pratici ma molto calorici, può aver influito sull’aumentare del fenomeno.
Anche la presenza di genitori o familiari obesi può rappresentare un fattore di rischio per il bambino. Alcuni studi hanno infatti riportato che il 34% dei bambini obesi ha entrambi i genitori obesi, mentre la percentuale scende al 25% quando solo uno dei genitori è obeso. Questa differenza dimostra quanto realmente incide la figura genitoriale sull’obesità infantile, poiché il bambino viene influenzato in più modi dalla situazione del genitore: eccessiva sedentarietà, una mancata educazione alimentare e la possibilità di ereditabilità genetica.
Oltre al fattore ambientale/comportamentale è fondamentale considerare il fattore psicologico.
Questo fattore è più difficile da individuare e di solito interessa l’affettività e l’autostima del bambino. Il cibo, invece di essere considerato un bisogno per la sopravvivenza, viene utilizzato soprattutto per trovare conforto e dimenticare momentaneamente i problemi. E usarlo come diversivo per non pensare ai problemi. Spesso è la mancanza di attenzioni che i genitori rivolgono ai figli che li spinge a cercare il cibo come rifugio. Inoltre, in aggiunta all’aumentare del peso, il bambino perde gradualmente l’autostima andando a cercare altro cibo per sentirsi meglio. Si configura così un circolo vizioso che spinge il bambino a cercare appagamento dal cibo ogni qualvolta sarà triste. Questo circolo non può essere interrotto dal bambino senza l’aiuto degli adulti.

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Quali sono le conseguenze dell’obesità sulla salute del bambino?
L’eccesso ponderale può portare a diverse conseguenze spiacevoli. i disturbi respiratori sono diagnosticati più frequentemente nei bambini obesi e sono caratterizzati da apnee notturne, asma e affaticamento del respiro. Inoltre i bambini possono soffrire di problemi ortopedici dovuti al carico eccessivo che devono subire le ossa e le articolazioni. Infatti il peso può provocare dolori articolari e portare a una riduzione della mobilità. un altro disturbo che può presentarsi è il diabete di tipo 2, dovuto all’alto consumo di zuccheri.
È stato inoltre scoperto che l’obesità infantile ha delle ripercussioni anche sulla salute futura del bambino. le conseguenze tardive dell’obesità infantile infatti sono soprattutto di natura cardiocircolatoria come l’ipertensione arteriosa e l’aumento dei trigliceridi e del colesterolo nel sangue.  Inoltre aumenta sostanzialmente il rischio di sviluppare di diabete di tipo 2. A livello gastroenterico si possono presentare, come risultati di disturbi alimentari, disturbi al fegato e tumori. Nelle donne possono presentarsi anomalie mestruali e ovaio polecisti.

Cosa possiamo fare per prevenire l’obesità infantile?
L’aspetto fondamentale è la prevenzione, ricordarsi di agire prima che il problema si presenti adottando delle piccole accortezze o intervenire all’esordio del problema senza aspettare che ingrassi troppo. Non esiste un manuale preciso da seguire o regole stabilite, bastano pochi accorgimenti e non demordere mai. In linea generale i consigli pratici da parte del Ministero della Sanità Italiano sono:
•    Dare delle sane abitudini alimentari al bambino abituandolo a fare 3 pasti regolari intervallati da 2 spuntini. È importante non far saltare la colazione;
•    Non utilizzare le merendine e i cibi zuccherini per premiare il bambino, ma usare la loro posto yogurt e frutta;
•    Non spingere il bambino a mangiare se si sente sazio o non ha appetito, perché potrebbe generare confusione  tra fame e sazietà;
•    Abituare il bambino a giocare all’aria aperta e a fare attività fisica;
•    Evitare l’instaurarsi di abitudini del sonno scorrette.

Le figure che possono essere contattate in caso di necessità sono il pediatra e il dietologo, ma il ruolo più importante e delicato lo devono svolgere i genitori. Proprio la consapevolezza dei danni e delle conseguenze negative che posso avere l’obesità e la sedentarietà, devono far riflettere i genitori sulla salute del figlio e spingerli a voler modificare le abitudini e i comportamenti alimentari scorretti che si sono consolidati nel tempo. È vitale non impostare il cambiamento su divieti e rimproveri, ma sul coinvolgimento e il sostegno. È un compito difficile ma non impossibile. Bisogna cercare di non colpevolizzare il bambino quando si concede una merendina, per non rendere il peso un ossessione. Per rendere più semplice questo processo si può svuotare la cucina e il frigo da tutti quegli alimenti che tentano il bambino e sostituirli con alternative salutari. Inoltre il momento del pasto deve essere visto come una pausa per condividere e parlare, evitando di lasciare l televisione accesa. Il pasto non dev’essere consumato velocemente, altrimenti il senso di sazietà non arriverà in tempo e ovviamente devono essere preferiti piatti cotti in casa, non troppo calorici ed elaborati. Le verdure e la frutta sono necessarie per dare al bambino tutte le sostanze nutritive importanti per la crescita.
Molte volte il semplice aiuto del dietologo e del pediatra può non bastare, perché deve essere trovata e curata la causa reale dell’obesità e non il sintomo, ovvero il modo compulsivo di mangiare. Questo è fondamentale perché altrimenti di rischia che il bambino da adulto non sarà più in grado di tornare indietro e modificare le abitudini ormai consolidate. Bisogna insegnare ad identificare correttamente le proprie emozioni, aumentare la consapevolezza nel distinguere le emozioni della fame, apprendere le modalità di regolazione delle emozioni sane ed adattive utilizzando dei programmi specifici basati sull’età (infanzia o adolescenza) e includere i genitori nel processo.

Qual è il ruolo dello Stato nella prevenzione dell’obesità infantile?
Lo stato ha il compito principale di favorire e promuovere le campagne di sensibilizzazione per aumentare la consapevolezza del problema e raggiungere tutti i settori della società. Specialmente per quanto riguarda il settore sanitario, il quale è spesso non sufficientemente preparato per affrontare il problema. È fondamentale quindi informare la popolazione sui rischi che l’obesità puo portare e sui vari comportamenti da utilizzare per evitare questa patologia.
Dei cambiamenti necessari per migliorare la situazione potrebbero essere costituiti da: la creazione di nuove leggi per regolamentare delle strategie per la riduzione dell’obesità; rendere obbligatorie più ore di educazione fisica a scuola; sensibilizzare le famiglie italiane al problema tramite programmi televisivi e giornali; aumentare e migliorare le infrastrutture pubbliche; regolamentare e vietare la presenza di alimenti ipercalorici sul mercato; diminuire la tassazione sugli alimenti sani per aumentarne il consumo; eliminare le merendine e le gassose dai distributori automatici nelle scuole; applicare delle restrizioni sulle pubblicità di cibi per bambini.

In conclusione è importante ricordare che i genitori non devono colpevolizzarsi se notano che il proprio bambino ha dei problemi di peso o abitudini sbagliate, ma devono sempre ricordare che la partecipazione alla vita familiare e il coinvolgimento nelle loro vite è fondamentale per aiutarli a costruire delle basi sicure per il loro sviluppo sano futuro.

Autore: Alessandra Quintarelli, collaboratrice associazione culturale Mammecare, Laureata in Scienze e Tecniche psicologiche e laureanda in Psicologia Clinica.
Per ulteriori informazioni sull’argomento potete visitare questi siti:
http://www.ospedalebambinogesu.it/obesita#.Wli-iN_iVPY
http://www.obesitainfantile.org/obesita/

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